Archive for Aprile, 2011

Note Notturne

venerdì, Aprile 29th, 2011

Ieri l’usignolo non è tornato!
Per tanto tempo aveva schiarito le lunghe notti d’inverno.
 
Il suo canto era il più caldo, il più gentile dei suoni
e riempiva i pensieri di ricche sfumature,
come una mano sapiente, che dà vita al giovane giardino.
 
Le sue note, certe volte, erano avvenenti ninfe
-le vedevo chiaramente- gravide di vita avevano il potere
di rabbonire l’incerto piroettando su gocce d’acqua.
 
Quel canto, altre volte, era come i giacinti color cielo,
oppure come gli odorosi gigli, quelli bianchi,
che dal primo bocciolo fino alla morte di tutto il colore
rendono viva ogni immagine con il solo profumo.
 
Ieri l’usignolo non è tornato!
Per tanto tempo aveva schiarito le lunghe notti d’inverno.
 
Cantava la vita con ogni tempo in un respiro.
Ahimé, com’è triste ora Primavera!
 
Nel mio giardino, di tutti i fiori gode la vista all’alba,
silente scruto, il narciso che accenna un sorriso,
mentre si specchia  pago di sé in una goccia di rugiada,
 
adesso le fresie e i gelsomini odorano di nuovo,
sussurrano di favole alle “pratoline” ansiose di sbocciare,
 
ma nessun gentil canto rabbonirà le tenebre.
 
Cristina Desogus

Il senso e il silenzio

sabato, Aprile 16th, 2011

 
Tristezza.
Lo sguardo distante
-mi vedo lontana-
avvicino pensieri confusi,
smarriti nel tempo,
nelle onde.
Si chiama miraggio.
Scorro lontana,
lungo bianche spume,
lungo una ruga
che ieri si nascondeva,
oggi mi consola
… e gli occhi,
sempre quegli occhi
-ora da bambina,
ora di donna-
sempre più lontani
spingono passi,
carezzano amabili venti
come lunghi capelli.
Tutto questo
un giorno avrà fine.

E allora?

Si chiama vita.
Il senso e il silenzio,
da cui partire per poi
far ritorno.
 
Cristina Desogus  

Nota d'inverno

venerdì, Aprile 15th, 2011

Ho desiderio
di corse senza respiro,
necessità di riposo
e risvegli dove il cielo
ha lo stesso colore
degli abissi.
 
Ho bisogno:
di sole che affonda
artigli di luce
e chiodi nel cuore,
di perdermi nella danza
di canne al vento
che offrono le chiome
slegando trecce
consumate in dubbi
e nuove paure.
 
A questo specchio
che taglia l’alba,

in acqua e calce viva
svelo la finzione
che è rosa e spina
concepita  nel petto
di un tramonto.

 
Cristina Desogus