ARRIVANO LE FAVOLE DI CRISS

La favola della Tata Orchina
 
Che fosse una Tata di notevole eleganza ormai era cosa dichiarata solennemente da tutte le bocche puritane; già!
Si racconta che la Tata Orchina amasse spropositatamente il suo lavoro. Pur di ottenere ogni risultato meritevole della massima attenzione bussava di porta in porta, non omettendo nemmeno i numeri dispari, se li faceva tutti senza distinzione, purché appartenessero a padroni con “le palle” degli occhi piene quanto le tasche.
 
Nota stacanovista, vantava un grande cuore, almeno alla portata della fama che godeva la sua bocca, che a detta del mitico cioccolatino, era un portento che faceva invidia anche al vento di bora tanto soffiava bene. Come la Poppins faceva nella sua borsa, anche la nostra Tata portava sempre un biglietto nascosto dentro le mutande in cui vi appuntava i vari traguardi; entusiasta lo leggeva nei momenti di noia pomeridiana oppure quando cercava ristoro dal lungo vagare notturno che tanto la teneva impegnata fino all’alba; eh già, con la recessione che coinvolgeva tutti i fronti, compreso quello del settore x-file  non c’era più la grande richiesta dei suoi poteri singolari quindi poteva contare anche sulle pause ristoratrici.
 
 La leggenda non si dilunga sulla datazione temporale della sua nascita, inoltre risulta avvolto nel mistero  il  giorno  e  l’ anno in cui ebbe inizio la sua immensa attività benefica,  naturalmente e rigorosamente “ senza scopo di lucro”; l’unica cosa certa è che tantissime persone nel corso degli anni abbiano avuto modo di appurare  le sue innumerevoli doti.
 
Tata Orchina custodiva un sogno nella tasca interna della pelliccia (rigorosamente di peluria umana ben inteso), era noto a tutti che fosse prodiga ed impegnatissima  nel settore della protezione animali, soprattutto nel campo dei pennuti
… comunque, si racconta che avesse una particolare preferenza per i fossati non potendo usufruire della limpidezza del mare; miserevole creatura con tutto il bene che elargiva (sempre senza che nessuno ne venisse a conoscenza) il destino con lei era stato troppo crudele infliggendole l’etichetta di  “miserabile”. Questo a causa delle gambe troppo corte per camminare, lingua biforcuta che le impediva di parlare e mani troppo lunghe che era costretta a tenere sempre in appoggio su qualsiasi cosa le capitasse a tiro.
Una terrificante lacuna questa, che aveva fatto maturare nella sua mente “eccezionale” una bizzarra fobia; “piccola creatura” non riusciva a vivere nell’ozio e quindi scavava buche, costruiva ponti con maliziosissime corde (assai precarie) che intrecciava personalmente (manco fosse Penelope che doveva raggiungere Ulisse) e con le quali puntualmente si dilettava nel bungee jumping tormentando rospi e quan’altro che pur di farla tacere intonavano cori compiaciuti insieme alle principesse nottambule.
 
Di suddetti canti se ne conserva qualche prezioso frammento a memoria imperitura per i posteri:
 
Viva lei, viva la grande Tata Orchina che sa, che dice, che fa… si, siiii!!! Viva lei che la da e la fa a tutti… la magia, prima o poi.
 
Si racconta che fosse posseduta da un potere paranormale, più para che normale… le sue amiche, Tate pure loro, dicevano che era talmente allenata al “movimento” che bastava un attimo e per incanto la bacchetta nelle sue mani si alzava all’istante.
 
La strabiliante Tata vantava gusti di grande spessore e doti incredibilmente moderne nonostante la veneranda età; era risaputo che non cucinava, non rammendava, non faceva nessuno sforzo nel suo palazzo preferendo che fossero altri ad impegnarsi per lei. Certo direte voi… perché dividere l’onere se si può prendere solo il merito…
 
Forse era di stirpe medio_alto_locata… ma chissà! Di sicuro comunque, amava lo spasso senza controllo, si, si… lo spasso lo adorava proprio, al punto che saliva e scendeva per km e km pur di dare sollazzo alla bacchetta magica, e quando la sera non riusciva a cavalcare bene la scopa, saliva sulla prima carrozza che le passava davanti e via, a giocare, fare magie e divertire… chi?? Ma se stessa!!
 
Ciò che non si è mai chiarito e che tra le altre cose non emerge dall’ attenta lettura della sua favola è: perché la chiamavano Orchina??
 
Si presume che il motivo possa essere attribuito al fatto che tanto fata non poteva essere né tantomeno turchina… e lei ci teneva che questo particolare fosse ben chiaro a tutti. Sicuramente non lo era mai stata, e mai a suo dire lo sarebbe diventata… nonostante fossero di moda i miracoli.
 
Mah! Forse non è questo il tempo in cui il mistero verrà svelato… che peccato!!! Mah, come si dice: la speranza è sempre l’ultima a morire e la prima a nascere, magari il futuro porterà la web cam e allora queste sottigliezze verranno superate……
 
 
Cristina Desogus

2 Risposte a “ARRIVANO LE FAVOLE DI CRISS”

  1. ..E’ una favola molto particolare, dove il personaggio, ricoperto di fine sarcasmo, s’ingravida di “doti” talmente negative che, al pari della sua incerta origine, scompare nell’anonimato assieme al suo gretto contesto.

    In un certo senso ed a parte la tua favola, bisogna registrare che talvolta s’incontrano veramente dei “soggetti” che per ottenere i loro scopi privilegiano solo l’apparire invece che l’essere.

    Come vedi, in ogni favola, si trova la giusta morale, e quì la morale ci dice che volendo privilegiare l’apparenza a tutti i costi, si finisce per scomparire del tutto.

    Complimenti.

    Era da molto che non passavo.

    Un caro saluto.

    Mimmo

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