Ho tollerato il falso del vivere una vita degna
del nome che porta;
stringendo il respiro al mio seno,
ho girato silenziosa dintorno al sepolcro,
riesumando parole e false apologie d’onore.
Ho declinato l’invito del vivere assente
dentro il mio essere,
e riscattando il gusto delle erbe amare,
spesso ho ingentilito la notte saziando il niente.
Ho ripulito l’arazzo stinto dalla nebbia
e d’innumerevoli albe portate sterili in grembo,
di una soltanto è bastato
lacerare l’abbaglio per vedere il precipizio.
Oggi stesso congedo la donna morta bambina
tra rocche coperte di rovi,
e al calar del giorno spargerò sementi nuove
nel caos acquisito.
Cristina Desogus