Le stelle uccidono
con artigli limati l’incanto
smascherando la cecità
consumata nel tempo.
Son vuote le luci:
strangolate tra loro
nell’ozio di sterili disordini
e piogge bruciate al tempo
della ragione.
Son vuoti i cieli:
di bocca umida e morsi
di mani legate ai suoni
e intervalli stesi.
Son vuoti i passi:
d’ argilla caduta secca
sopra orme dipinte nel fango
quando il mantello nero
crudelmente viene
sfamato da cera rovente.
È vuoto di vuoti:
la linea estrema che di luce
si spegne in dolore.
Cristina Desogus
Triste, sembra un regalo a qualcuno che non c’è più, quasi un dolce dono.
Sperando in giorni ti abbraccio, il terrone
Mi sono dimenticato , “migliori!, perdonami,
il terrone
La maliconia avvolge la tua poesia, scrivi in modo incantevole.
Un abbraccio.