Giorni felici

 

 

Qualche volta accade di cercare la voce del tempo,
quel suono che ricorda, le corse degli uccelli ai rami prima del tramonto.

Mi vedo seduta, nella terrazza la sedia a dondolo scricchiola:
un cullarmi piano negli ultimi colori che l’occhio ruba al tenace giorno;

quella vista abbraccia ampi spazi, li rimanda alla mente divisi in ritagli
senza sentieri, ed altri tracciati in fretta piegando l’erba tra risate, lacrime
e ginocchia sbucciate.

Ricordo quando ero bambina: giocavo a fare la mamma, la donna di casa,
la mia bambola era sempre sorridente: riciclavo dalla cucina tazzine, pentolini
e piattini scompagnati, poi fuggivo nel mio rifugio, tra cespugli di lentisco,
ginestre e il grande olivastro “che meravigliosa casetta era la mia”.

Il sole, regalava sempre luce vera , tra i rami appendevo i pensieri, leggeri,
colorati come le carte argentate dei cioccolatini, e la mia casa si riempiva
di mille colori, di magie, parole sincere, ogni giorno era sempre diverso;

correvano veloci, allora, le ore: tra mettere in ordine ciò che il vento cattivo
di notte aveva buttato giù, e cucire un nuovo lenzuolino, un nuovo vestitino
per la mia bambola, il tramonto bussava quasi imbarazzato alla mia porta.

Che strano, ripensandoci, la mia bambola sorrideva sempre, eppure…
eppure aveva soltanto una mamma bambina,

ed io non ero mai sola.

Cristina Desogus