La ricerca di me stessa sperduta nel pensiero

Libero scorre il pensiero.

 

 

E’ sconcertante quanto spesso si abbia bisogno di scrivere per riuscire a liberare la mente, il senso di inadeguatezza che affligge ogni centimetro del proprio essere, diventa come un corda di cuoio , che dopo esser stata bagnata stringe il collo facendo mancare il respiro. E così, all’improvviso davanti al proprio sguardo, scorrono fiumi dove le acque appaiono divise, dai sassi ma inesorabilmente convogliano tutte prima o poi verso la stessa cascata. Seduta sulla riva di questo strano fiume osservo silenziosa, fili d’erba che mi fanno compagnia danzando sospinti dal vento, non riesco a parlare con loro, eppure loro lo fanno con me, ondeggiano, come a volermi far capire che tutto dipende da ciò che ci sfiora… Vorrei tanto poter dire che adesso mi sento forte, che nulla mi ferisce, eppure, almeno con me stessa non posso nascondermi dietro false maschere… In quel fiume conto i sassi, 1, 2, 3,… Né perdo il conto, né sento i lividi sui fianchi,  quando cercando di non affondare, a loro ho sbattuto, evitato uno, non ho avuto neanche il tempo di respirare perché il successivo era li, ad attendermi, e via di seguito fino all’ultimo, fino a quella cascata, nel vuoto senza appiglio… Un liberazione quasi… Immergendomi tra quei flutti ho sperato di riuscire a far affondare i miei pensieri, ma loro leggeri più del mio dolore, sono rimasti a galla. Quasi a voler prolungare la mia agonia, il mio cammino… Loro mi hanno fatto arrivare a riva. Un disfatta dietro l’altra, in cui altro non si nascondeva che un combattere solo contro me stessa, rifiutando il mio essere fragile. Il silenzio, adesso mi fa da coperta nelle lunghe notti insonni,  il cielo che rinchiudo in una stanza, da quaderno. Unica luce, il flebile bagliore delle stelle che ho smesso di contare, ma, riposte davanti al mio foglio uso come candela, che delicatamente illumina ciò che fa troppo male vedere,  che per paradosso, sento il bisogno di scrivere.

 

Un albero di salice

piegato dal vento,

sporge  verso le sponde

 scivolose di un fiume.

I suoi rami verdi,

vivono nella speranza

 di sfiorare l’acqua.

Che pena osservare,

quelle foglie gialle

rimaste attaccate

 sapendo di morire…

 

E’ notte, e tra quelle fronde sento il canto della malinconia che riempie l’aria, disegna sfavillanti magie per dileguare nebbie, s’alzano come fumi da una sorgente che non si ferma mai di scorrere, e il pensiero scava, si dimena, si dibatte, come un pesce appena tirato su dalla rete…Sa di morire, sa di esser destinato ad altri scopi…Ma ha sete e di quelle acque limpide come il silenzio, ne fa bevanda da guastare, al pari di un assetato nel deserto, quando legato a un centimetro dalla borraccia piena, la vede,  la sfiora, ma non se né può dissetare.

E, allora…

 

Vola allora pensiero,

 spiega le tue ali

dalla mie schiena,

 portami lontano,

 tra i boschi e gli antri oscuri

 della mia mente.

 Sono stanca di stare qui

 in riva al fiume ad osservare,

a vedere ciò che scorre

 in un circolo vizioso

 sempre controcorrente.

Sempre da me ritorna

 in un eterno inizio

che non ha mai fine..

 

Poesie classiche, poesie d’amore, ormai tutte le letture, non sfamano più la mia insaziabile volontà, di capire ciò che tutti vedono, ma che per orgoglio forse, non voglio accettare… Stanotte no! Non intendo scendere a compromessi, ormai lontani sono i discorsi, lontani i ragionamenti e le domande che le solite risposte non accetteranno più. Non esiste la teoria degli opposti nel mio pensiero, non resta in piedi neppure il discorso di me differente e quindi incomprensibile… Mi si ascolta quando conviene, quando forse, indubbiamente, la realtà delle cose diventa un innegabile paradosso da sostenere, per non dover rispondere a chi, ha occhi per vedere.

E, allora…

 

Coraggio,

buttati dentro te stessa,

salta il fiume del tuo pensare.

In lui lasciati trasportare,

 verso ogni luogo la corrente

 riesca a farti  arrivare.

 

Saltato il fiume, dall’altra riva osservo e scruto me stessa .

Un riflesso di tristezza e malinconia, ghirlande di fiori che non odorano più, foglie stinte, su cui scrivere pensieri senza inchiostro, senza senso, senza rimorso di aver scelto, pur sapendo di sbagliare.

 

E intanto, il fiume scorre e in lui libero la mia mente, come se fluttuare senza peso nella sua superficie potesse aiutarmi a non lasciarmi andare… Ma che voglio fare? Io voglio, lasciarmi trascinare, voglio sentire la corrente che mi sostiene, che mi attraversa… E senza oppormi arrivare, dove neppure io so di voler andare…

 

Come relitto dopo un terribile naufragio,

andrò alla deriva se sarà destino, oppure

nell’ acqua controcorrente risalirò

per ritrovare il comando di una nave

ormai colata a picco, senza tesori,

senza diamanti, perle e rubini…

 

Soltanto  fogli, tanti, nessuno bianco,

tutti imbrattati di parole impresse,

sconnesse e libere,come le lacrime

 che mi impedivano, allora di vedere

ciò che scrivevo… Oggi ciò che scrivo.

Unica penna, la mia mano

 che le asciugava…Che adesso le asciuga!

 

 

Ora basta! Sono stanca , mi sento svuotata, come se linfa vitale dalla voglia di scrivere mi fosse stata rubata…

Tornerò ai piedi di quel salice, ad aspettare che lui riesca a realizzare il sogno di sfiorare quelle cristalline acque, il suo vivere o morire sarà d’esempio per me…

 Se riuscirai, oh albero,  raccogline un pochino anche per me, per dissetare la mia vita che in acqua si sostiene, che nell’acqua annega, che di sete muore.

 

10 Risposte a “La ricerca di me stessa sperduta nel pensiero”

  1. Inizierò così : bellissimo scritto!

    Bellissimo perchè il tuo pensiero scorre libero e va avanti e scava e riscava…….lo fai benissimo senza schemi predisposti o ideologie da seguire……seguendo solo il tuo istinto,il tuo cuore,la tua anima.

    Uno scritto pieno di spunti su cui fermarsi e riflettere da leggere e rileggere perchè ad ogni lettura può riservare sempre nuove sorprese.

    Molto bella la chiusa dove sembri quasi parlare col salice e così quasi riesci ad entrare in lui in simbiosi con la natura,il creato……

    Come ho iniziato finirò

    allora : bellissimo scritto! dove ci fai vedere che le parole se sapute usare possono diventare magia….

    Complimenti davvero brava!

    encantado………

    ,,,,,,,,,,,,,bluesax,,,,,,,,,,,,,,

  2. “Che pena osservare, quelle foglie gialle, rimaste attaccate, sapendo di morire…”

    É stupendo questo post, bellissimo.

  3. “Il cielo, che richiudo in una stanza, da quaderno”. Non è facile che uno scritto possa colpirmi. Ormai vedo solo parole consumate come abiti usati e rigirati. Ormai nessuno più può essere immune dal senso comune e banale di dire le cose! Ma c’è l’eccezione, perché anche nel consueto uso comune con quella spiccata capacità dell’originale, la parola, il senso, l’idea, la visione, conducono alla bellezza, all’amore della lettura, alla scoperta di nuovi pensieri, nuove riflessioni, nuove figure. Ho accolto piacevoli sensazioni in questa breve pagina di bianco scritto su nero. Ho scintillato i tuoi pensieri, ampliato le idee, percorso un breve tragitto e percepito un senso del divenire che sento essere anche mio. Sono sicuro che sempre con la forza del pensiero risaliremo contro corrente! Complimenti, ciao. Francesco.

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