Qualcuno ha svegliato la dormiente che in me più non tace.
È il belare dell’agnello che va, inconsapevole, alla morte.
È il latrato del cane che chiama, disperato, l’uomo sordo.
Ancora, senza fretta, qualche riflesso sull’acqua;
il cielo e i rami a gettarsi senza paura. Poi, tutto sparirà
in miti cerchi senza senso.
Durerà poco lo smeraldo dell’erba,
e l’alba lascerà spazio all’oro del giorno; ma c’è tempo!
Ancora un canto, un volo, e la notte sul fondo del lago
giace aspettando il tramonto.
Cristina Desogus