Così poco stringerai morte tra le mani
nel saccheggio delle mie mura.
Forse l’ultimo fremito sarà terrore,
oppure, rinuncia alle porte dell’inferno.
Il dolore e il freddo nel fuoco
un doppio morire scritto col sangue
su labbra schiuse al mattino;
il peso e l’impulso di un taglio infetto
nel costato radunerà la brina
da un assetato giardino mai nato.
Così poco stringerai morte agli occhi
svuotati come ampolle godute.
Forse mi cingerai di fango mescolato
con olio di muschio, e alla radice
annodata al pianto del tuo lutto
racconterai dell’acqua da me inseguita
che il falso vespro nel mare riversa
vestendo d’azzurro e tuoni di nebbia
il limite dell’ alba nel cielo capovolto.
Cristina Desogus