Il delirio della ragione

Il giorno ha  respirato affannosamente sul mio corpo gettato sul letto. Con cura ho disposto in fila  fotogrammi del futuro. Ricordi, suoni, profumi e colori li ho miscelati con il passato.
Il risultato?
Ho  schiacciato lo sguardo nell’ insenatura del presente, proiettando ogni pensiero in un angolo senza via di fuga.
Mille sagome ho aggiunto senza fretta, l’una di fianco all’altra, inchiodando ogni mia fibra all’ angoscia scaturita dal parto di me stessa.
 
… e sono diventata di ghiaccio.
 
Sono rimasta accerchiata, umiliata e osservata da tutto ciò che dentro la mia mente ho concepito.
Un abbandono totale, che ha autorizzato la paura a leccare le mie labbra con l’alito nauseante della provocazione.
 
Unico, inesprimibile desiderio, è riuscire, adesso, a sostenere il peso di una sconfitta nel delirio della ragione.
 
Non conosco preghiere per domande che uccidono i sogni intorno a me, eppure, sono consapevole del fatto che siano solo proiezioni di ciò, che forse desidero, quindi, ragionevolmente dovrebbero sparire… invece originano vita.
 
Inizia a scendere la pioggia dentro la mia anima, sciogliendo lentamente il freddo che mi attanaglia.
È un dolore feroce. Un  fuoco che divora il respiro.
L’irrazionale muove le sue schegge sopra una scacchiera, ogni mossa, corrisponde ad una lama che infilza il cuore, lacerandolo.
È un lasciarsi andare a faccia in giù, alla deriva. È scavare a mani nude gli abissi del proprio mare… restando lì, ferma ad osservare lo scempio, vestita di tacito consenso mentre si incupisce un cielo di viola e nero.
 
Orizzonti vuoti si riversavano nei polmoni, uno per uno, si conficcano come paletti che reggeranno l’ ennesima barricata. Un limite di sabbie asciutte che limito nelle profondità più temute per trovare rifugio.
 
La razionalità si regge su un filo spionato, senza fiato s’accompagna alla volontà e muore ad ogni metro.
 
Fermati!
Osserva, non ti sei mossa.
Respira!
 
Percepire la mia carne è una mossa vitale. Devo trovare approdo. Fosse addirittura  un ponte di corda sospeso su gole coperte di nebbia.
 
Rovescio il viso e i palmi , percepisco l’ aria entrare dalla finestra spalancata.
La fuga chiamava. Corri! Corri! Con un imperativo che era spada dentro la mente. Ed è stato un tuffo all’esterno, mentre, dentro pioveva a dirotto.
Ho strozzato il fiato mentre scorgevo la sabbia dell’abisso. E proprio nel momento che mi sfioravo, ho avuto paura. Risalendo mi sono persa nella morte del respiro.
 
Quanta pioggia cade ora, corre lungo le guance, e il mio Io annega in un abbraccio silenzioso.
 
Cristina Desogus

6 Risposte a “Il delirio della ragione”

  1. Passo tra queste pagine ricche della tua generosità d’animo e ti lascio i miei auguri per una Pasqua serena…

    con affetto

    Francy

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