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Ho memoria di una notte indolente.
Di stelle il drappo nel cielo appeso ai forse,
due mani di ghiaccio lambivano il viso,
consumati
in assenze del poi, ungevamo dita di vuoti
dentro un anonimo cimitero sbiadito
inaspettata
una solitaria cantilena,
riempiva sovrana il respiro dei pini di noi,
era strano,
parlava alla tua mancanza con la tua voce,
morbida più della rugiada che al mattino
sveglia l’alba delle più belle cose.
E prima ancora siamo stati goccia.
Un assolo di tempesta che scarica a mare.
Si cadeva dai tuoi sorrisi incendiando
la sera
accecante
ma troppo lontana
per stringerci entrambi al suo turgido seno.
Il mare le sue estremità, gli occhi il pianto
in onde e suppliche di chi voleva
rinascerti
accanto
con margine di orgoglio divoravi
il mio stesso infelice cielo e il falso chiarore
tipico delle parole non dette,
non potevi saperlo
ma avresti detto
-tu muori nell’istante amplificato di un noi.
Cristina Desogus