Per te, lascio al vento… un pensiero felice
domenica, Settembre 28th, 2008
(fotografia di Soylu)
Attraverso i tuoi occhi io vedo il mondo
e mi appare… Come tu sei in questo momento,
meraviglia senza eguali,
gioia di vivere nonostante tutto.
Attraverso i tuoi occhi io vedo la sofferenza
e mi appare…Come tu riesci a tenerle testa
orgogliosa e caparbia senza eguali,
emozione pura verso tutta la natura.
Attraverso i tuoi occhi io vedo la mia essenza
e mi appare… Come sei tu
semplicemente donna, semplicemente Lucia
… Una donna a cui la vita non ha sorriso
e nonostante tutto… Tu hai sorriso a tutto e tutti!
(Con affetto sincero a Soylu)
Cristina
Libero scorre il pensiero.
E’ sconcertante quanto spesso si abbia bisogno di scrivere per riuscire a liberare la mente, il senso di inadeguatezza che affligge ogni centimetro del proprio essere, diventa come un corda di cuoio , che dopo esser stata bagnata stringe il collo facendo mancare il respiro. E così, all’improvviso davanti al proprio sguardo, scorrono fiumi dove le acque appaiono divise, dai sassi ma inesorabilmente convogliano tutte prima o poi verso la stessa cascata. Seduta sulla riva di questo strano fiume osservo silenziosa, fili d’erba che mi fanno compagnia danzando sospinti dal vento, non riesco a parlare con loro, eppure loro lo fanno con me, ondeggiano, come a volermi far capire che tutto dipende da ciò che ci sfiora… Vorrei tanto poter dire che adesso mi sento forte, che nulla mi ferisce, eppure, almeno con me stessa non posso nascondermi dietro false maschere… In quel fiume conto i sassi, 1, 2, 3,… Né perdo il conto, né sento i lividi sui fianchi, quando cercando di non affondare, a loro ho sbattuto, evitato uno, non ho avuto neanche il tempo di respirare perché il successivo era li, ad attendermi, e via di seguito fino all’ultimo, fino a quella cascata, nel vuoto senza appiglio… Un liberazione quasi… Immergendomi tra quei flutti ho sperato di riuscire a far affondare i miei pensieri, ma loro leggeri più del mio dolore, sono rimasti a galla. Quasi a voler prolungare la mia agonia, il mio cammino… Loro mi hanno fatto arrivare a riva. Un disfatta dietro l’altra, in cui altro non si nascondeva che un combattere solo contro me stessa, rifiutando il mio essere fragile. Il silenzio, adesso mi fa da coperta nelle lunghe notti insonni, il cielo che rinchiudo in una stanza, da quaderno. Unica luce, il flebile bagliore delle stelle che ho smesso di contare, ma, riposte davanti al mio foglio uso come candela, che delicatamente illumina ciò che fa troppo male vedere, che per paradosso, sento il bisogno di scrivere.
Un albero di salice
piegato dal vento,
sporge verso le sponde
scivolose di un fiume.
I suoi rami verdi,
vivono nella speranza
di sfiorare l’acqua.
Che pena osservare,
quelle foglie gialle
rimaste attaccate
sapendo di morire…
E’ notte, e tra quelle fronde sento il canto della malinconia che riempie l’aria, disegna sfavillanti magie per dileguare nebbie, s’alzano come fumi da una sorgente che non si ferma mai di scorrere, e il pensiero scava, si dimena, si dibatte, come un pesce appena tirato su dalla rete…Sa di morire, sa di esser destinato ad altri scopi…Ma ha sete e di quelle acque limpide come il silenzio, ne fa bevanda da guastare, al pari di un assetato nel deserto, quando legato a un centimetro dalla borraccia piena, la vede, la sfiora, ma non se né può dissetare.
E, allora…
Vola allora pensiero,
spiega le tue ali
dalla mie schiena,
portami lontano,
tra i boschi e gli antri oscuri
della mia mente.
Sono stanca di stare qui
in riva al fiume ad osservare,
a vedere ciò che scorre
in un circolo vizioso
sempre controcorrente.
Sempre da me ritorna
in un eterno inizio
che non ha mai fine..
Poesie classiche, poesie d’amore, ormai tutte le letture, non sfamano più la mia insaziabile volontà, di capire ciò che tutti vedono, ma che per orgoglio forse, non voglio accettare… Stanotte no! Non intendo scendere a compromessi, ormai lontani sono i discorsi, lontani i ragionamenti e le domande che le solite risposte non accetteranno più. Non esiste la teoria degli opposti nel mio pensiero, non resta in piedi neppure il discorso di me differente e quindi incomprensibile… Mi si ascolta quando conviene, quando forse, indubbiamente, la realtà delle cose diventa un innegabile paradosso da sostenere, per non dover rispondere a chi, ha occhi per vedere.
E, allora…
Coraggio,
buttati dentro te stessa,
salta il fiume del tuo pensare.
In lui lasciati trasportare,
verso ogni luogo la corrente
riesca a farti arrivare.
Saltato il fiume, dall’altra riva osservo e scruto me stessa .
Un riflesso di tristezza e malinconia, ghirlande di fiori che non odorano più, foglie stinte, su cui scrivere pensieri senza inchiostro, senza senso, senza rimorso di aver scelto, pur sapendo di sbagliare.
E intanto, il fiume scorre e in lui libero la mia mente, come se fluttuare senza peso nella sua superficie potesse aiutarmi a non lasciarmi andare… Ma che voglio fare? Io voglio, lasciarmi trascinare, voglio sentire la corrente che mi sostiene, che mi attraversa… E senza oppormi arrivare, dove neppure io so di voler andare…
Come relitto dopo un terribile naufragio,
andrò alla deriva se sarà destino, oppure
nell’ acqua controcorrente risalirò
per ritrovare il comando di una nave
ormai colata a picco, senza tesori,
senza diamanti, perle e rubini…
Soltanto fogli, tanti, nessuno bianco,
tutti imbrattati di parole impresse,
sconnesse e libere,come le lacrime
che mi impedivano, allora di vedere
ciò che scrivevo… Oggi ciò che scrivo.
Unica penna, la mia mano
che le asciugava…Che adesso le asciuga!
Ora basta! Sono stanca , mi sento svuotata, come se linfa vitale dalla voglia di scrivere mi fosse stata rubata…
Tornerò ai piedi di quel salice, ad aspettare che lui riesca a realizzare il sogno di sfiorare quelle cristalline acque, il suo vivere o morire sarà d’esempio per me…
Se riuscirai, oh albero, raccogline un pochino anche per me, per dissetare la mia vita che in acqua si sostiene, che nell’acqua annega, che di sete muore.
Libera
Nell’improbabile alba
di un mattino senza dolore
attenderò che il mare
infranga le sue onde
su perlati scogli,
trasformando in spuma
ogni fibra del mio essere nuvola
senza cielo terso in cui correre.
Nell’ imprevisto temporale
che scatenerà mille fulmini
disperderò forza nella cheta marea
disegnando cerchi concentrici
da cui emergerà il mio essere donna.
Impetuosa e volubile
come carezzevole vento
che cambia direzione
prometterò all’orizzonte
devozione con uno sguardo
e sarò libera in un unico
interminabile sospiro.
(Criss)
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