Archive for Novembre, 2012

Gocce di polvere

giovedì, Novembre 29th, 2012

L’occhio si ferma su mano sterile
di tempo, tesa verso l’orizzonte
la voce è una gabbia d’aria umida
che strozza le parole eccessive.

La stella madre è ampolla colma
di un tetto troppo vasto in cui
l’essere è un perdersi in partiture
di noi armonia, siamo il racconto
che vigoroso muove il suo dire
nel raggio di un fugace iride.

È orfano esistere il nostro,
senza brama di tempo siamo
sorsi di pioggia che calano lenti,
tenendosi in equilibrio sul ciglio
del giorno; ed è lontano vagare
di due macchie scure, rapite
nel cenno raccolto delle labbra
in ginocchio alle porte riservate
di un repentino imbrunire.

L’attimo ci ferma Vita, coscienti
di essere solo timido battito
d’ali acerbe, siamo sol pulviscolo,
tangibile movimento che dilata
questa brezza densa di ordine.

Cristina Desogus

È un rincorrerti piano

lunedì, Novembre 26th, 2012

Il respiro assorto nel crescendo di un tramonto
sui vetri tratteggiava nastri d’azzurro cielo,
un sigillo di attimi in due millesimi di paradiso.

Lieve ho steso il pensiero sopra un manto
di rose, profumandole così di illusioni,
e su teneri guanciali di tulipani gialli ho posato
il cuore ancora vivo caldo, ma stanco
di un prolungato cammino senza destinazioni.

Ho dilatato ogni indugio trattenendo il fiato
anche quando la luce rintoccava sui tuoi muri;
il fumo chiaro dai camini destava il gelo,
nei campi la notte sconfitta dal Sé
alla fresca bruma si univa crocifiggendo occhi;

tuttavia ho riposato, steso il pensiero
sopra manti di rose profumate di nuove albe,
e il cuore ancora caldo ho posato su guanciali
di freschi tulipani gialli appena dischiusi.

Cristina Desogus

Un giorno qualunque

sabato, Novembre 24th, 2012

O maledetto
giullare
dei miei viaggi
notturni

ormai dirigi
lo sguardo
verso
navi di nebbia,

giardino
triste
di rose rosse
m’hai piantato
in petto
con la tua fuga.

E le parole?

Introverso
canto di cicale
in cui
abbandonare
la saggezza.

Cristina Desogus

Giorni felici

venerdì, Novembre 23rd, 2012

 

 

Qualche volta accade di cercare la voce del tempo,
quel suono che ricorda, le corse degli uccelli ai rami prima del tramonto.

Mi vedo seduta, nella terrazza la sedia a dondolo scricchiola:
un cullarmi piano negli ultimi colori che l’occhio ruba al tenace giorno;

quella vista abbraccia ampi spazi, li rimanda alla mente divisi in ritagli
senza sentieri, ed altri tracciati in fretta piegando l’erba tra risate, lacrime
e ginocchia sbucciate.

Ricordo quando ero bambina: giocavo a fare la mamma, la donna di casa,
la mia bambola era sempre sorridente: riciclavo dalla cucina tazzine, pentolini
e piattini scompagnati, poi fuggivo nel mio rifugio, tra cespugli di lentisco,
ginestre e il grande olivastro “che meravigliosa casetta era la mia”.

Il sole, regalava sempre luce vera , tra i rami appendevo i pensieri, leggeri,
colorati come le carte argentate dei cioccolatini, e la mia casa si riempiva
di mille colori, di magie, parole sincere, ogni giorno era sempre diverso;

correvano veloci, allora, le ore: tra mettere in ordine ciò che il vento cattivo
di notte aveva buttato giù, e cucire un nuovo lenzuolino, un nuovo vestitino
per la mia bambola, il tramonto bussava quasi imbarazzato alla mia porta.

Che strano, ripensandoci, la mia bambola sorrideva sempre, eppure…
eppure aveva soltanto una mamma bambina,

ed io non ero mai sola.

Cristina Desogus

Illusioni svanite

sabato, Novembre 17th, 2012

Il tuo essere
estensione del divenire
suggerisce di dare ancora,
di andare oltre
raccogliere
l’essenza di un granello
di sabbia vergine
in cui poter fare attracco
e ancora
fingere il sonno per rubare
come un elastico
stupidità a chi, verità
respira
nella scia del tuo profumo
limato da ignoranza.

Cristina Desogus

Di nero velluto vestita

venerdì, Novembre 16th, 2012

Ancor prima d’arrivare
m’oltrepassi nella confusione
di tutto ciò che sei;
in te ambigua riascolto di

quando svelti erano gli anni,
e gli sguardi ansiosi di godere
allarmavano sguaiati grilli.

Oh mia notte, mia puttana
ingenua e ribelle
non ti avessi allietata
di troppe rughe nel tempo
ora saresti scaltra;

non riesci più a fottermi
cavalcando nuda
dentro sogni lucidi e incubi;

dovresti essere più diabolica
statua d’acqua e sale,
falce senza cuore
che pende sulla mia testa
tra arcani arcipelaghi d’idee.

Cristina Desogus

L’elemosina di un granello

venerdì, Novembre 16th, 2012

Vedevo un sole azzurro tra le ginestre
gialla di foglie era vera quella visione;
baci franavano da false rinascite come
dai tuoi occhi quei piccoli vetri di sale.
Ci si era persi tra ciglia d’un flashback,
poi d’un tratto… gli alberi erano neri
come uno sputo di ghiaccio sull’erba,
onde smosse da confuse labbra fallaci
e la voce era cadenza dai toni argento.
C’eri anche tu l’autunno in cui toccava
terra un fiore facendo tanto rumore?

Cristina Desogus

Il mio gatto ha sete

mercoledì, Novembre 14th, 2012

Oggi ho proprio fame
di poesia
fame di una vita vera,
di una vita vissuta
e non
leccata dalle finestre;
Intorno a me pagine
di
Corso
Bukowski
Baudelaire
Verlaine
Hölderlin
Puškin
Il mio gatto ha sete
mi fissa, aspetta
e dal lavandino cade
un goccia
gocciola il tempo
la noia di me.
Altri cinque versi
forse dieci
un’altro morso
di poesia, di verità
e poi slaccio astio
dalle ossa
dalle vene
dalle ore.
Leggo
leggo il respiro
di una notte disfatta
uccisa nei passi
al buio,
nelle luci smorzate
poi spente
-tieni docile amico,
ecco l’acqua,
sai ancora mi chiedo,
il perché di tutto
non si slegano le idee
mi fissano, come te
e sono sempre li,

ma d’altronde
ho fatto ben altre cose
senza
capirne il senso,

e se avessi
un cuore per guardarmi
dentro senza bugie
in quel lampo di ragione
potrei anche strapparmi
gli occhi.

Cristina Desogus

Mi nasci sulle labbra #2

martedì, Novembre 13th, 2012

Mi leghi in sottili respiri
rosario di voglie

sgrano con morsi e labbra
le tue tormentate colpe

sorso dopo sorso
assurgo implorazioni
con punta di lingua

ed è un tracimare d’offerte
il tuo altare erudito.

Sono terra in ginocchio
che chiede affondi di lama
e pulsazioni d’orgasmo
tra bocca e collo.

Cristina Desogus

E ancora, ti dirò che t’amo

lunedì, Novembre 12th, 2012

E ancora, le mie labbra si placano
con morsi d’asciutta tregua. Vivono
di gelo come la neve, tra l’azzurro
e il temporale che le scompone.
Ma tu mio amato, Sei, fuoco vivace
che cade sul fieno, non conosci
il passo di mutevoli stagioni in me:
d’ inverno come d’estate mi tempri,
e ad ogni primavera rinnovi colori
e profumi, ravvivi perlate ceneri
per poi ricoprirmi d’oro in autunno;
mio amato perdona se così t’amo:
quando di carni e istinti fai scempio;
e ancora, ti dirò che t’amo quando
lacerata la veste d’ogni falso tempo
regnerai nell’assenza che ora vivo.

Cristina Desogus